venerdì 2 marzo 2018

Spalare o non Spalare? Questo è il problema...

Mio padre ed io abbiamo una disputa aperta da anni : lo spalare la neve.

La situazione rende necessario un breve racconto, benché io non voglia continuare a parlare di lui; in clima elettorale poi, diventa ancora più importante capire i vari schieramenti.

Lui sta alla neve, come Salvini agli extracomunitari (e qui c’è pure scappato un ossimoro…)

Non accetta che questa precipitazione atmosferica vada a posarsi nel suo giardino e resti lì senza fare niente. Pretendendo pure di congelarsi.

Ieri, vittima del Big Snow, ha affrontato la battaglia come Rambo affronterebbe i Pigmei dell’Africa equatoriale.

Dunque, partiamo con lo spiegare che casa sua è su due piani, dove il piano terra è preceduto da un ampio piazzale e il primo piano da un mega terrazzo.

La mattina appena sveglio, dopo aver appreso dell’invasione notturna di questa carovana di neve, vestito di tutto punto, con pantaloni mimetici ed impermeabili, pile cinese che ha la doppia utilità di fare luce con le scintille da sfregamento e rischiarare le zone in ombra, giacca sponsor di qualche ditta e capello in paglia del Raggio di Sole si è guardato allo specchio, con la matita per occhi di mia madre si è disegnato due linee nere orizzontali sulle guance e ha esclamato: “La durezza di questi tempi non ci deve far perdere la tenerezza dei nostri cuori”. Ha alzato il pugno al cielo e ha urlato :”Hasta siempre, Comandante”.

Non ho specificato le calzature da lui indossate per il semplice fatto che su quelle abbiamo avuto dei problemi.

Se la battaglia con la neve si fosse svolta solo nel cortile esterno, tutto sarebbe filato liscio, invece, causa le diversità di fondo, siamo dovuti passare dalle ciabatte agli stivali corazzati militari.

Per andare sul terrazzo si deve prima salire la scala interna e poi attraversare la sala padronale, quella che quando entri vedi i brillantini scintillare ovunque, dove Mastro Lindo seduto sul divano dice: “io qui non ho un cavolo da fare”.

Un salone scintillante alla Rosa e Olindo.

Pure gli acari quando tentano di entrare, indossano dei graziosissimi copri zampe.

Quando vado io, alle volte chiedo a mia madre se anche loro si lavano, lavano i panni, asciugano e stirano, perché non dico il disordine campale di casa mia, ma una minkia di mutanda piegata e lasciata in giro, volete lasciarcela qualche volta? Tanto da far capire alle persone che siete umani…

Ok, torniamo alla nostra battaglia.

Mio padre afferra la pala e in stivali di gomma inizia a spalare il piazzale, badilando con tanta foga che alle volte non si rende conto che insieme alla neve, scardina anche lastre di cemento e tombini e li lancia con noncuranza nella montagna che si va via via accumulando di lato.

Poi di corsa, toglie gli stivali, infila le ciabatte e sale sul terrazzo e stavolta armato di scopa chiodata, spazza tutta la neve di sotto, poi guarda giù, maledice la fretta e ridiscende, toglie le ciabatte e riinfila gli stivali per rispalare la neve dal piazzale che prima era sul terrazzo.

La neve stavolta però non gli dà tregua e continua a scendere copiosa e imperterrita, nonostante la sua battaglia personale.

Il fatto di mettere e togliere stivali e ciabatte lo butta un po’ in confusione, così decide di indossare sul piede destro una ciabatta e sul sinistro lo stivale e lavorare su una gamba sola, in base al piano.

In una mano tiene la pala, nell’altra la scopa chiodata e se ne avesse una terza, riuscirebbe anche a buttare al tappeto Chuck Norris oppure a battere il tappeto con Chuck Norris.

La mattina vola così, tra un sali e scendi generale, mentre per la neve è un scendi e basta.

Poi finalmente una tregua del generale inverno.

E lui è tutto soddisfatto, piazzale e terrazze intonse, pulite come fosse il 15 d’agosto.

Passa per caso davanti a casa mia, oppure lo fa sembrare un caso, mi guarda sornione e mi dice di aver mal di schiena per la neve spalata.

Io lo guardo dall’alto del mio cortiletto, pieno zeppo di neve, mentre fumo una sigaretta e rimiro il candido paesaggio.

A lui spetta un meritato riposo pomeridiano, una frugale cena e poi a nanna, per riposare le stanche membra.

Non diteglielo, perché lui stamattina è partito presto per una commissione e non è ancora rientrato, ma pure oggi è nevicato un botto e quando rientrerà si ritroverà la casa…uguale identica a come sarebbe stata ieri, se invece di spalare fosse andato al bar a giocare a carte.

D’altronde, un mio vecchio parente mi diceva sempre: “ci sono 3 lavori inutili da fare al mondo: ammazzare la gente, raccogliere le noci e …spalare la neve.

E anche stavolta…mi tocca aver ragione! 😜

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