venerdì 8 settembre 2017

Violenza

"I kill you"

Frase che lacera l’orecchio.
Appiccicose mani su pelle sudata; fracasso di urla e gemiti nel cervello e nel cuore.
Come ferro incandescente in mezzo alle gambe.
Siete ferri fatiscenti.

Urla strozzate, disgusto nella mente, pianti rotti in gola.
Una musica in lontananza, ubriaca.
Litania incessante e mormorata, tonfi sordi di calci e pugni; il puzzo ferisce il naso e il mare lambisce i piedi.

Corpi immondi oscillanti davanti agli occhi, come in un incubo, incapace di urlare e correre.
Suono di sbattere di denti e suppliche.
Carnaio macilento di grumi umani.

Negli occhi lacrime, sabbia e stelle.
Si tratta di allungare l’esistenza, di aggrapparsi a quel cielo nero,
urlare a quella luna sanguinante sopra di te e sperare di non morire.

"I kill you"

Respirare abbastanza per non soffocare
Respirare abbastanza per non pensare
Respirare per resistere e non affogare.
Aria lurida, pregna di fetore; liquame dal vostro corpo

"I Kill you"

Vomito di sabbia e acqua salata, il sale brucia le ferite.
Le mani annaspano, graffiano e pregano.
Il cuore squarciato rimbomba dentro al petto; il battito strappa le vene del collo.
Siete liquame e carcasse.

Tenebre
Nulla

Domani un bambino giocherà su questa sabbia
E costruirà un castello di fiabe sul mio orrore.

Non dimenticare.
Impossibile dimenticare

You didn’t kill me





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